È stata presentata ufficialmente l'opera all'ASST Papa Giovanni XXIII mercoledì 12 luglio. Presenti il Direttore Generale Maria Beatrice Stasi, la Presidente di Nepios Tullia Vecchi, l'Artista Renzo Nucara e molti Operatori della Neuropsichiatria Infantile e del Centro per il Bambino e la Famiglia.
Nella visione dell’artista l’opera intende celebrare la rinascita “come un seme che si apre a nuova vita”. La location scelta è tutt’altro che casuale: il reperto si staglia infatti, bene visibile grazie alle sue grandi dimensioni, sulla facciata interna dell’ ospedale, nei pressi della Torre 4, dove si trovano le degenze dei reparti che ospitano in ricovero pazienti adulti trapiantati di fegato e di polmone o che hanno subito importanti interventi chirurgici. Per loro il ricovero in ospedale può rappresentare una vera e propria opportunità di ritorno ad una nuova vita.
“Renzo Nucara è un artista che dona una o più opere ogni anno a Nepios in occasione della mostra ‘Gli Artisti Bergamaschi per Nepios’, contribuendo in tal modo a sostenerne i progetti, ormai ventennali, in partnership con la ASST Papa Giovanni XXIII, in particolare a favore della Neuropsichiatria Infantile e del Centro per il Bambino e la Famiglia – ha spiegato Tullia Vecchi, Presidente di Nepios.
È nata un’amicizia e una stima reciproca e, quando Renzo Nucara ha espresso il desiderio di donare a Nepios l’opera ‘Reperto’, subito abbiamo pensato che il luogo giusto per l’opera sarebbe stata la ASST Papa Giovanni, proprio per il profondo significato che rappresenta: un seme che si apre per creare una nuova vita, un monito di speranza per tutti noi e per le persone che si trovano a transitare per diversi motivi nelle corsie dell’ospedale. Un monito di speranza per tutti e anche per quei bambini che hanno cominciato la loro vita in salita, perché nati prematuramente, perché soffrono di disabilità fisiche o cognitive o maltrattati. Crediamo che le famiglie di questi bambini non dovrebbero mai essere lasciate sole ma dovrebbero trovare fin dai primi sintomi e dubbi risposte sanitarie e psicologiche capaci di curare ferite profonde e limitazioni che spesso li accompagneranno per tutta la vita. I genitori devono affrontare percorsi di cura lunghi, perché questi bambini hanno moltissimi bisogni e non vanno mai lasciati soli e quando questi ultimi hanno un vissuto difficile occorre essere a fianco dei loro figli”.
" 'L’aprirsi a nuova vita' è un’aspirazione che tutti gli umani dovrebbero avere – è il pensiero di Renzo Nucara. Preferibilmente come voglia di rinnovarsi lungo la propria esistenza o in casi meno fortunati come superamento delle difficili prove che il nostro corpo a volte ci impone con la malattia fisica e la nostra mente con i disagi mentali. L’opera si rivela allora come un segnale di speranza, come un nuovo mondo, che non viene né dal passato né dal futuro. Ma è qui adesso, per vivere il presente che è la cosa più importante e più difficile”.
“Grazie a Nepios e alla sua Presidente Tullia Vecchi, grande amica e sostenitrice del al Papa Giovanni XXIII che ha scelto di donare alla nostra azienda quest’opera, che va ad aggiungersi alle altre opere di arte contemporanea che custodiamo – ha commentato Maria Beatrice Stasi, Direttore generale dell’ASST Papa Giovanni XXIII. Sono opere che simbolicamente abbracciano le 10 mila persone che ogni giorno transitano per l'Ospedale di Bergamo e i 4 mila operatori che al Papa Giovanni lavorano per dare nuova vita a tante persone che soffrono e chi trovano una risposta, qualificata e personalizzata, ai loro bisogni di salute.
E grazie a Renzo Nucara che ha condiviso la scelta di esporre quest’opera così densa di significati in questo ospedale".
Renzo Nucara, Reperto (dittico)
Anno 2002, cm 200x300
resine, pigmenti, graniglie, forex
“come un seme che si apre a nuova vita”
BIOGRAFIA ARTISTA
Renzo Nucara (Crema 1955) si diploma al Liceo Artistico di Bergamo nel 1973. La sua prima mostra personale risale al 1977. Nel 1993 fonda insieme ad altri cinque artisti il gruppo Cracking Art. Materia d’elezione è la plastica che diventa anche veicolo di impegno ecologico e sociale. Partecipa con il gruppo, alla 49° Biennale di Venezia con l’istallazione Sos World: più di un migliaio di tartarughe di plastica riciclata e dorata che occupano i giardini intorno agli storici padiglioni. Torna alla Biennale, sempre con il Gruppo, nel 2011 e 2013. I Reperti caratterizzano la sua produzione artistica dagli anni 90 fino al 2002. Sono opere che rimandano all’idea di un oggetto già corroso dal tempo, realizzate in materiale plastico sul quale si addensano strati di pigmenti, granuli ed elementi del mondo naturale.
Considerazioni sul proprio lavoro di Renzo Nucara...
Il Seme viaggiante
Ho finito di fare una prenotazione al Cup ed esco sul grande corridoio che dalla
Torre 4 va alla Torre 3 e ne approfitto per rivedere il mio Reperto che
l’Associazione Nepios ha donato all’Ospedale di Bergamo. Sono fermo da un
minuto a guardarlo quando, forse per la teoria del “se stai col naso all’insù
anch’io voglio vederlo”, mi si avvicina una persona di una certa età che,
seguendo la direzione dei miei occhi, si ferma con lo sguardo sull’opera. Arriccia
il naso, contrae la bocca, come per aiutare gli occhi a mettere a fuoco da dietro
le lenti o forse nello sforzo di richiamare alla mente qualcosa che gli sfugge e
sempre con lo sguardo fisso sul Reperto mi fa: “La me scüse, lei sa cosa vuol
dire?” Mi giro, lo fisso, ritorno a guardare il Reperto e allora gli racconto quello
che mi passa per la testa: “Era un piccolo pianeta che orbitava ai margini della
galassia, in un posto buio senza luce. Qualcosa l’ha spinto a muoversi per
cambiare, per cercare la vita e si è lanciato nello spazio, ha impiegato anni, forse
millenni e la sua forma si è affusolata, perché prima era tondo come la terra. Poi
è arrivato qui, ha fluttuato nei corridoi dell’ospedale e deve aver trovato il suo
posto, su quella parete, lì sopra quelle piante che compongono l’aiuola. Dopo
qualche tempo è cambiato, ha iniziato a colorarsi di verde, ocra, rosso e si è
spaccato in due ed io allora avevo pensato che fosse venuto qui nell’ospedale a
morire, a finire la sua esistenza, invece ho capito che sta germinando, come un seme
si apre per creare una nuova vita... forse uno di questi giorni si trasformerà in un fiore...”
Vedendolo che è sempre più assorto e la bocca spalancata gli rimpallo la
domanda: “…e lei sa cosa vuol dire?” “No, me so mia stà sö la lüna”.
Silenzio. Poi riprende di botto “A me sömeà a lo stagn, quando l’era söcc e te
insöpà i pé ‘ndela palcia che pò la mama la te dava do sberle, e indà da picinì a
ciapà i girini, noter ghe dis menacó, e s’eteret fortünàt te troàët le rane érde...” E
alzando un dito verso il Reperto-Pianeta-Seme-Stagno cerca di indicarmi delle
piccole chiazze biancastre “ecco te vet chèi sguàss? li te troàët i menacó, e poi...
Non sento la fine del discorso, mi allontano e lo lascio andare avanti nei suoi
ricordi, nel frattempo un altro paio di persone gli si sono affiancate, anche loro
col naso all’insù. Mi avvio ad un’uscita. Non mi ricordo se è quella giusta. Qui mi
perdo sempre, vado alla mappa e cerco di capire dov’è il parcheggio...ma in
quale diavolo di parcheggio ho lasciato l’astronave!?